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Sono un fotografo di beni storico-artistici, perciò nel mio portfolio non potevano mancare immagini di sculture.

Al termine scultura, associamo, quasi per antonomasia, la figura umana. In pietra, in marmo, in legno, la scultura ha definito il nostro corpo in quanto esseri umani, nel passato e oggi.

Grazie alle sculture più famose e celebrate nel mondo, abbiamo potuto imparare chi siamo e scoprire come l’arte della scultura, creando immagini assolutamente irreali del corpo umano, abbia finito per definire le forme del corpo stesso, passando da quelle più primitive alle surreali rappresentazioni dell’antichità e dei nostri giorni.

Trascendendo le forme umane per idealizzarle, la scultura ci ha permesso di acquisire non solo uno, ma diversi ideali di bellezza. Oggi, come ieri, essi rappresentano, parlando un linguaggio universale, le vicende umane, i sentimenti e le credenze dell’uomo di ogni tempo. Sono proprio questi ideali che noi, esseri umani, consapevolmente o inconsciamente, abbiamo fatto nostri e che utilizziamo quotidianamente per definire noi stessi e gli altri.

Il fotografo di beni storico-artistici ha la possibilità di mostrare le opere degli scultori, dai più celebrati ai più sconosciuti, dando voce alle forme che ognuno di noi interpreta a sua volta, secondo canoni soggettivi i quali, tuttavia, sono il risultato dell’attività degli artisti stessi. Quegli artisti che hanno interpretato stili e influenze dei propri tempi, ponendo le basi per l’incessante lavoro che l’arte compie nella definizione del mondo che ci circonda.

Fotografare le sculture antiche, moderne, astratte, non è solo un esercizio stilistico. Non si tratta solo di scegliere se riprendere i soggetti chiari su sfondo scuro o viceversa. Fare un scatto di una scultura è forse una delle azioni più semplici, perché le sculture parlano "da sole", ciò che le circonda è il palcoscenico nel quale sono inserite e dal quale si protendono verso il pubblico o dal quale si lasciano abbracciare per mostrarsi nella loro totalità. Basta scattare e la fotografia è fatta. L’opera è raccontata giocando con filtri, luci, ombre forme, pesi, materiali. Ovviamente non è così.

Aggiungere il proprio tocco personale, scegliere un’angolazione assolutamente mai vista, giocare con primi piani e inquadrature strabilianti può attirare gli elogi di molti ammiratori. Ma l’artista dietro la scultura e l’opera dentro di essa cosa volevano dire, quale storia raccontare, quali sentimenti rappresentare e quali emozioni suscitare?

La tecnica, certamente, aiuta moltissimo nel creare un glossario che spiega l’opera, attraverso i chiaroscuri, i colori, il bianco e nero, l’ambiente, la distanza, la qualità dei materiali e l’azione del tempo su di essi.

Il fotografo di beni storico-artistici, non ha la presunzione di stabilire canoni, non è il depositario dell’ortodossia. Tuttavia è in grado di mostrare, usando gli elementi “naturali” a sua disposizione, uniti a una intelligente conoscenza dell’opera stessa, la natura più profonda della scultura, la visione dell’artista. È un equilibrio sottile e, a volte, indecifrabile. La visione dello sculture e l’occhio del fotografo. Dove finisce l’una e dove inizia l’altro?